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DALL’ITALIA

Artrite reumatoide, 400mila italiani colpiti ma solo il 40% segue le terapie in modo corretto

L’aderenza alla terapia è fondamentale in una patologia cronica come l’artrite reumatoide che ha un decorso invalidante, spesso non ben controllata, che costringe le persone all’assenza dal lavoro, gravando quasi totalmente sulle spalle delle famiglie in termini economici, sociali e psicologici. Il Covid-19 ha tolto moltissimo alla nostra Nazione ed al nostro SSN.

“L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune che ha come principale bersaglio le articolazioni dove promuove un processo infiammatorio molto intenso che se non adeguatamente curato porta a deformità articolari e anchilosi. Il sintomo lamentato dai pazienti è il dolore articolare persistente che limita la loro capacità funzionale. La prognosi della malattia è decisamente migliorata a partire dagli anni ’80 con il riconoscimento dell’importanza della diagnosi precoce e della finestra di opportunità terapeutica, l’introduzione del methotrexate come farmaco “ancora” e più recentemente con l’impiego di nuovi farmaci biotecnologici e JAK inibitori. I nuovi farmaci sono molto efficaci e ben tollerati, ma purtroppo c’è un 20% dei pazienti che non risponde bene o che si riacutizza dopo una risposta iniziale. Ci sono quindi ancora degli unmet needs che possono essere identificati con la necessità di avere nuovi farmaci ma anche con la capacità di identificare fin dall’inizio qual è il farmaco più indicato per quel determinato paziente” – ha dichiarato Andrea Doria, Professore Ordinario Reumatologia Responsabile Scuola di Specializzazione di Reumatologia, Università di Padova. “I farmaci biotecnologici o i JAK inibitori richiedono uno stretto monitoraggio che è stato recentemente ostacolato dal lockdown dovuto alla diffusione del SARS-CoV-2. In quel periodo in cui non era possibile enemmeno consigliabile muoversi dalla propria abitazione, molti reumatologi hanno iniziato a gestire le visite in telemedicina e questa modalità si è dimostrata molto efficace e flessibile. Non penso però che latelemedicina potrà sostituire le visite tradizionali, ma potrà essere impiegata nuovamente per pazienti particolari o in occasioni emergenziali”, ha concluso Doria.

 

Intelligenza artificiale per le protesi di ginocchio. I robot a supporto dei medici

Robot di supporto in sala operatoria

Muovere il ginocchio dopo poche ore dall’intervento, camminare dal giorno seguente, ridurre il tempo di degenza in ospedale e abbandonare le stampelle dopo sole 2 settimane, tornando in tempi brevi alla vita quotidiana: sono i principali risultati del percorso di cura completamente robotizzato per l’impianto di protesi di ginocchio in Humanitas Mater Domini, dove due robot assistono il chirurgo ortopedico e i fisioterapisti in tutte le fasi.
L’innovativo percorso, unico in Lombardia, è studiato per rispondere in modo sempre più personalizzato alle esigenze del singolo paziente e garantire un recupero più rapido ed efficiente, ed è frutto del lavoro sinergico tra medici, Robotica e Intelligenza Artificiale.

Pianificazione preoperatoria e intervento chirurgico: precisione millimetrica studiata ad hoc

Il robot in “camice bianco” che affianca il chirurgo ortopedico durante l’intervento di protesi di ginocchio, totale o parziale, si chiama Navio. La sua tecnologia permette di lavorare alla pianificazione preoperatoria con il supporto di sensori e strumenti chirurgici collegati a software 3D per un’analisi dettagliata del movimento del ginocchio e la ricostruzione tridimensionale dell’anatomia delle superfici articolari (tibia e femore). In questo modo, l’intervento risulta estremamente personalizzato sul singolo paziente oltre che mininvasivo.

Nella fase operatoria, invece, l’analisi scientifica dei dati anatomici, di movimento e di stabilità dell’articolazione potenzia la precisione del chirurgo nel posizionamento della protesi.
“Il robot non sostituisce il chirurgo, ma lo assiste negli interventi di protesi – spiega il dott. Fabio Zerbinati, responsabile di Ortopedia di Humanitas Mater Domini – è sempre l’esperienza dello specialista a guidare la macchina che, dotata di braccio robotico, potenzia ai massimi livelli l’accuratezza e la precisione del chirurgo anche nei tagli femorali e tibiali. Un ulteriore passo avanti nell’evoluzione della chirurgia in termini di minore invasività e impatto sulla qualità di vita, ma anche in termini di personalizzazione di ogni intervento partendo dall’anatomia del singolo paziente”. Tutto questo si traduce in un più rapido recupero postoperatorio: dopo poche ore dall’intervento il paziente può muovere il ginocchio e, dal giorno seguente, camminare; la degenza è più breve (5 giorni circa) e l’uso delle stampelle limitato a sole 2 settimane.

Riabilitazione: robotica, meccatronica e intelligenza artificiale

Il percorso di cura per i pazienti che necessitano dell’impianto di protesi si conclude con il percorso riabilitativo. In Humanitas Mater Domini è ora operativo Hunova, robot di ultima generazione che affianca il fisioterapista.
Integrando meccatronica, elettronica e Intelligenza Artificiale, il nuovo robot permette di analizzare scientificamente il paziente, misurando ben 130 parametri biomeccanici riguardanti velocità, forza e precisione del movimento e acquisendo così 19mila dati inerenti alla qualità motoria.

“Sulla base dei dati estrapolati, il fisioterapista può eseguire una stima molto precisa dei parametri riguardanti la qualità del movimento del paziente, così da definire percorsi riabilitativi sempre più personalizzati. L’Intelligenza Artificiale permette anche di monitorare con maggior scientificità i miglioramenti raggiunti dal paziente e di individuare le aree che necessitano di un approccio ulteriore o differente”.

 


 

DAGLI USA

ACR

NEW Guidelines
2020 Gout Guideline
2020 American College of Rheumatology Guideline for the Management of Gout

 

FMSI

Complications of Limb Lengthening With Motorized Intramedullary Nails

Morrison, Stewart G. MBBS; Georgiadis, Andrew G. MD; Huser, Aaron J. DO; Dahl, Mark T. MD Author Information
Journal of the American Academy of Orthopaedic Surgeons: September 15, 2020 – Volume 28 – Issue 18

Abstract
Intramedullary limb lengthening (LL) is now achievable through motorized intramedullary devices. While this technology mitigates some complications of external-fixation-based lengthening, many complications common to all lengthening procedures persist. New challenges and complications exclusive to this newer technology are also presented. The LL surgeon should be aware of and ready to respond to complications involving device malfunctions, poor local bony and soft-tissue biology, patient compliance, neurovascular compromise, joint instability, regenerate problems, and others. While technology will continue to evolve, study of and adherence to foundational principles of LL will minimize risks and optimize patient outcomes.

 

MLTJ

Systems & Methods in Extreme Sports Medicine

F. Feletti, A. P. Moorhead, O. Mei-Dan

Editorial, 154-155
Extreme sports are associated with increased risk due to the inherently dangerous maneuvers performed, the environmental variables, and the distance from medical assistance. The majority of extreme sports disciplines were developed or popularized in the final decades of the previous century and are now practiced by millions of participants around the globe, from recreational adventure sports enthusiasts to elite athletes. Over the previous years the media has created grandiose spectacles of extreme sporting events, choosing to highlight crashes and the inflection points between risk and reward.

The field of extreme sports is rapidly expanding with new and extreme versions of existing sports and the introduction of novel extreme disciplines. The rise in popularity and spread of legitimacy accompanied the introduction of extreme sports into the Olympics. The variety of extreme sports on land, water, and in the air, have merged to create multi-sport races that can take place over several days and a large geographical area. Whether it be competition against one another, against oneself, or a challenge with mother nature, extreme sports athletes approach the field with evident tenacity, experience, skill and determination. These unique circumstance are often associated with equally uncommon injuries that require specialized medical attention. Attention that is often common with more traditional sports.

Our involvement in extreme sports continuously reinforces our drive to expand the medical knowledge surrounding the field. The relatively small amount of published literature provided an opportunity to amass a comprehensive text on extreme and adventure sports injuries. This engineering, psychology, physiotherapy and many other fields for a multidisciplinary perspective when approaching medical treatment of these injuries. Each chapter is written by a physician, experienced athlete or physiotherapist involved in the sport at an international level. Some chapters present new research while all chapters contain also a review of current literature. The research is presented from an academic viewpoint but is interpreted for the education of all those involved in extreme sports.

 


 

Sport & Medicina

Medicina e sport

IL 18 e 19 Settembre si e’ tenuto l’evento in streaming.